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LA PEDAGOGIA NEL PROCESSO MINORILE – INTERVENTI EDUCATIVI NEI CONTESTI GIUDIZIARI

LA PEDAGOGIA NEL PROCESSO MINORILE

INTERVENTI EDUCATIVI NEI CONTESTI GIUDIZIARI

La Giustizia minorile pone al centro il diritto del Minore alla sua integrità,alla sua dignità e alla sua educabilità, offrendo alternative di vita ai ragazzi in difficoltà, sostenendoli a chiudere con il proprio passato traumatico,accompagnandoli verso un futuro fatto di maggiore responsabilità, sotto il confronto delle norme del vivere sociale in una società come la nostra ormai definita “modernità liquida”.Oggi più che in passato abbiamo il dovere etico, deontologico e sociale di riflettere sui temi che richiamano in essere le nostre responsabilità come genitori, docenti, educatori, professionisti, attori sociali, per dare risposte e percorsi funzionali alla prevenzione eal contrasto del disagio e della devianza giovanile.Solo attraverso un sistema integrato di interventi possiamoamare i figli più fragili di questa società,orientare e sostenere la loro attenzione all’educazione, offrire ai giovani un modello generativo per alimentare il perdono come fonte d’amore e di giustizia. L’assenza dell’interpretazione pedagogica determina, a mio avviso, modelli socio-psicologici d’analisi non efficaci che sfociano, il più delle volte, nell’assistenzialismo piuttosto che nella progettazione e riprogettazione della vita delMinore bisognoso, soprattutto di formazione.Il fenomeno della delinquenza minorile fa parte di quel settore dell’educazione abbastanza vasto denominato’‘extrascuola’ che richiedenuovi orientamenti per individuare bisogni,sperimentando la ricerca di possibili soluzioniche la scienza pedagogica ha il dovere di affrontare con intenso impegno.L’attuale sistema penale minorilesi basa sulla riforma derivante dalla promulgazione delD.P.R. 448/1988 “Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni” con particolare riferimento all’art.28 inerente la “sospensione del giudizio e la messa alla prova”come misura alternativa alla detenzione che mira a rendere possibile il recupero sociale attraverso laresponsabilizzazione del Minore che commette reati.In quest’ottica il Processo si configura come luogo di cambiamento e di consapevolezza e il Minore comesoggetto attivo e non semplice destinatario di misure e sanzioni.Il giudice affida la “presa in carico”ad un’equipe di specialisti che affronta i compiti affidati dall’autorità giudiziaria in modo integrato, attivando una funzione di aiuto e di controllo, per conoscere, comprendere e attivare una relazione di fiducia con il Minore e con i Genitori. Obiettivo prioritario è far comprendere al Minore il disvalore di ciò che ha compiuto, favorendo la presa di coscienza, l‘assunzione di responsabilità, ma al tempo stesso valutandone la condotta. Tra educare e punire si colloca l’autorità, intesa non come esercizio di potere bensì come responsabilità educativa, giuridica e sociale.E’ evidente la volontà del Giudice togato o onorario di dar vita ad un setting pedagogico in cui avviare l’azione di ascolto e di accompagnamento del Minore,processo di comprensione del valore e del significato delle azioni realizzate o delle situazioni e vicende subìte, di condivisione di una progettualità per il futuro del Minorein vista di una crescita e di un miglioramento.Il diritto minorile promuovere la responsabilità pedagogica, si configura come diritto mite“inteso come diritto che ci spiega come le norme non possono essere mai né espressione di interessi di parte né formule immutabiliG. Zagrebelsky”.Nella consapevolezza di quanto delicato sia il compito di educare, ritengo che solo attraverso un sistema formativo integrato a tutela della crescita delMinore possiamo creare le premesse per una società migliore.

Dott.ssa Lorena Galesi

Coordinatore provinciale ANPE Ragusa

 

 

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